A cura di Stefano Civitarese, Lara Fontanella e Mara Maretti
Dipartimento di Scienze Giuridiche e Sociali
Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara
Abstract
A marzo 2020, i governi di tutto il mondo hanno definito una serie di restrizioni per tentare di contenere l’epidemia di COVID-19 tra i propri cittadini.
In Italia, diversi DPCM (in particolare ci si riferisce ai DPCM 22 febbraio, 8 e 11 marzo 2020) hanno definito un codice di comportamento per tutto il territorio nazionale a tutela della salute dei cittadini, determinando corpose restrizioni alla libertà individuale (libertà di movimento, libertà di culto, libertà di associazione). Tale situazione di “lockdown” ha innescato un vivace dibattito giuridico e politico sulle misure di contenimento dell’epidemia, definite come “le più severe limitazioni alla libertà mai imposte”. Al di là del dibattito di natura politica e giuridica, risulta di un certo interesse conoscere l’impatto di tali misure sulla popolazione.
Molte sono le iniziative di ricerca di taglio sociologico e psicologico nate in questi mesi di emergenza sanitaria, meno diffuse sono le indagini di taglio socio-giuridico.
La survey Attitudine al rispetto delle norme durante l’emergenza sanitaria, promossa dal Dipartimento di scienze Giuridiche e Sociali dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara dai professori Stefano Civitarese, Lara Fontanella e Mara Maretti trae spunto da un’iniziativa di ricerca dell’Università di York, e ha come obiettivo l’analisi di come i cittadini abbiano compreso e sperimentato il lockdown e quale sia il significato individuale e dunque collettivo del “conformarsi” alle regole di restrizione. Comprendere il ruolo del diritto nella società, e non solo in termini rigorosamente “legali” ma sociologici, risulta oggi estremamente importante, specialmente in vista di possibili nuove misure di contenimento in caso di nuove ondate o di una condizione endemica.